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mercoledì 2 novembre 2011

PostHeaderIcon Recensione: Le emozioni difettose

Titolo: Le emozioni difettose.Le emozioni difettose

Autrice: Laurie Anderson H.

Prezzo: € 14,50.

Pagine: 340, rilegato.

Uscita: 2011.

Traduttrice: Reggiani S.

Trama:Correre e studiare, questa la terapia per Kate Malone che non vuole affrontare il dolore per la perdita della madre, morta quando lei era ancora una bambina. Ma adesso ha diciassette anni, un fratello più piccolo, un padre reverendo e tanta voglia di scappare da lì. Kate è all'ultimo anno del liceo (lo stesso frequentato da Melinda Sordino, la protagonista di Speak) e ce la sta mettendo tutta per farsi ammettere all'università, essere una brava ragazza e tenere fede ai propri impegni.

 

Recensione:

Le emozioni difettose è un romanzo difficile. Un romanzo che parla di redenzione, comprensione, amicizia. Di vita, di obiettivi che riempiono il vuoto, e di certi fallimenti che sembrano farci precipitare. È un romanzo che parla di rinunce, di annullamenti per essere noi stessi. E mi ha colpito, più volte.

Perché Le emozioni difettose ti parla dentro, è come un roveto che cresce e si snoda, una formula chimica che tende a tenere secondo le proprie leggi il tuo mondo ancora in vita. Ma sono proprie quelle particelle che lo contaminano, a volte, distruggendolo, facendo andare in metastasi ogni sogno impazzito. E talvolta ti ritrovi a dare l’allarme di evacuazione.

Laurie Anderson ha illustrato un mondo attraverso gli occhi degli adolescenti di oggi. Una chiave universale, che non tutti riescono a toccare delicatamente come riesce lei. Perché il mondo degli adolescenti non è un mondo soltanto fatto di silenzi e pianti; ma di gesti, voci concitate, urli, parole che lacerano le carni, scuciono le porte del cuore. Sono come terapie d’agopuntura che istillano dolore. Distillano sangue.

Perché i ragazzi non parlano mai sottovoce. Dentro di loro si agita un incendio, come tante candele riverse tra le carte di una biblioteca. E feriscono. Si feriscono, con le loro protuberanze di vetro si scontrano. E le loro ferite a volte sono vuoti, vuoti che non riescono a chiudersi. E non ci sono nastri, alle volte, fili da cucito per accordare e dimenticare.

Ed è così che la Anderson descrive, tratteggia il mondo degli adolescenti in maniera che credo in pochi riescano. Attraverso la prima persona – usata come fosse un cuore che vomita i suoi battiti, parole, frasi. Semplici, corte, lunghe. Una pistola che strugge i suoi proiettili. La velocità di un istante, le domande date in pasto al vento, il chiudere gli occhi, tappare le orecchie, tarpare i sogni, in questo romanzo vengono destreggiati con un’armonia che crea una sorta di ipnosi, un incanto grigio e ferreo dal quale non si riesce a sfuggire senza una dovuta riflessione. Le emozioni difettose è, quindi, un romanzo che va letto piano, piccole pillole per non far esplodere, con calma per assimilare ogni passaggio, ogni tratto. Ogni parte – decolla, atterra, distrugge il mondo per ricostruirlo, in un ciclo continuo. Ogni raccomandazione scientifica che fa da incipit alle parti in cui è suddiviso il romanzo, è il monito per fermarsi un attimo, arrestarsi quei brevi momenti per comprendere se è davvero tutto al posto, se possiamo davvero continuare a specchiarci nel cataclisma d’eventi che collassa su se stesso. Che ci ripiega le ansie come i lenzuoli di notti passate a nascondere le lacrime dietro le fodere dei cuscini.

Kate Malone è la figlia del reverendo. Kate Malone è una ragazza che vive la sua vita gestendo il padre e il fratello, la casa, in assenza della madre scomparsa anni addietro. Si dimostra una persona razionale, alle volte pessimista, determinata, sicura di sé come delle formule che applica tra i risvolti di ogni respiro.

Kate non è una ragazza diversa. Prende buoni voti a scuola; ha un fidanzato che la ama; degli amici; dei ricordi. A Kate piace correre. Di notte, di giorno, quando ogni peccato s’intromette tra un battito e l’altro, cosicché le suole delle scarpe si confondono col vento, e i kilometri la sfiniscono, si macinano su se stessi. Non importa non farcela più. Non sembra esistere un limita, un traguardo.

Quando esso stesso si concretizza – crepando intorno a lei, annaspando tra la polvere di futuri in frantumi.

E ciò che trova è la repulsione dai suoi sogni. È una nuova vita a cui badare.

E l’odio da seppellire. Progetti da rifare. Così, quando il college a cui aveva fatto richiesta d’ammissione la boccia, e la casa dei vicini viene incendiata, si ritrova a convivere con i suoi incubi. Teri, una ragazza che etichetta come sua nemica, viene ospitata dal padre a vivere in casa loro. Ma cos’è convivere? Unire due vite – orologi, collane, rimembri rubati che perdono valore, ne riacquistano nuovo.

Ma Kate ha un problema. Tanti, per la verità. Perché Kate non si sente se stessa. E così, dapprima crudelmente recisa in due da lati come il nostro “buono” interiore, e un altro “cattivo”, si ritrova ad abbandonare ogni qualsivoglia comportamento, svestire ogni identità per ritrovare chi è davver attraverso l’accettazione degli altri. Perché non solo la sua vita viene scossa, ma anche quelle degli altri cominciano a corrodersi – di sogni infranti, di frantumi troppo lontani per ricucire un passato. E Kate è sempre più lontana da quei riflessi del “prima”. Perché il prima è ricoperto da una patina pesante, da un trucco fasullo. Così, Kate e Teri si ritroveranno coinvolte in un vortice prepotente, che le incolla assieme come due note stonate, come due accordi intenti ad accompagnare una melodia soffocata.

Ed è così che una aiuta l’altra. Che un pianto muta in grido. Che le ire costruiscono, frantumano, erigono, distruggono case. Cancellano dimore. Le schizzano, imbrattano. Attaccano cuori al muro.

Le emozioni difettose è impararsi a guardare intorno. Accettare ogni difetto. Ogni caratteristica sbagliata, particolarità – poiché essa è quel big bang, quella formula chimica, quella sostanza intrinseca che ci porta a vivere – veramente. A rinascere.

E a ricominciare.

 

E un plauso alla copertina. Davvero comunicativa.

 

Voto: 4/5.

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1 commenti:

Laura Mint ha detto...

Mi sembra un gran bel libro! Bella la recensione! Se ti va possiamo seguirci a vicenda :)

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