Recensione: Break Ossa Rotte
Titolo: Break, Ossa Rotte
Autrice: Hannah Moskowitz.
Editore: Giunti Editore
Collana: Giunti Y
Pagine: 279
Prezzo: € 14,50
Trama: Jonah ha una famiglia a dir poco difficile. Ha due genitori quasi assenti, che non ricordano più perché stanno insieme e a malapena riescono a tenere le fila di un matrimonio che sta rovinando la loro vita e quella dei figli. E ha due fratelli: Will, di pochi mesi, che piange incessantemente, e Jesse, di 16 anni. Il rapporto tra Jonah e Jesse va ben al di là dell'amore fraterno. Sì, perché Jonah è l'angelo custode di Jesse, colui che ogni giorno lo salva da morte sicura per soffocamento. Jesse soffre infatti di gravi allergie alimentari, soprattutto al latte e, dato che Will è ancora un poppante, Jesse non è mai al sicuro, nemmeno in casa. I suoi attacchi sono violenti, terribili, devastanti, tanto da spedirlo in ospedale. Jonah non può permettersi di perderlo mai di vista: controlla tutto ciò che mangia, tocca, respira. Si assicura anche che quella sbadata di sua madre non allatti Will e poi tocchi il fratello. Ogni volta che il cellulare squilla, il cuore di Jonah parte al galoppo per la paura che Jesse sia in fin di vita. Jonah vuole essere più forte, ha bisogno di essere più forte, per sorreggere una famiglia sull'orlo del baratro, per sostenere un fratello che rischia di morire ogni giorno, per non cedere al raptus omicida nei confronti di un bebè che riduce a brandelli i nervi di tutti. Rompersi le ossa e guarire è l'unico modo che Jonah conosce per rinforzarsi. Perché chiunque sa che un osso fratturato ha il potere di curarsi da solo e di ricrescere più forte, rinvigorito.
Recensione:
La prima sensazione è l’euforia.
Coraggioso.
La seconda sensazione è il dolore.
Vero, forse, in parte.
L’impatto col suolo è sempre tremendo, specie se trattato da una ragazzina di quindici anni che ancora ha frasi troppo scivolose da poter trattenere fra le dita. È un dolore frammisto che muta in orgoglio, che muta in una consapevolezza – disturbante di sé. Non nascondo che ho letto di meglio e che beh, questo libro poteva essere migliorato di molto, ma m’ha fatto capire che talvolta le soglie tra ragione e sentimento si assottigliano drasticamente sino ad essere lo stridere del dorso di un libro, che provoca un brivido, sì, un piccolo brivido.
Jonah è un ragazzo all’apparenza normale. Diciassette anni, bellissimo, una famiglia disastrata come regni di carta dispersi in tempeste, un’amica, un amore. Ma Jonah vuole altro. Jonah vuole essere più forte, vuole che – quando i pesi , ricadranno (drumdrumdrum) sulla sua schiena, allora le sue scapole siano abbastanza forti per poterli sostenere. Perché Jonah, oramai, non ce la fa più.
Ed ha capito che se si spezza l’osso – gli ridiventa più forte.
Che anche il dolore, seppur minimo, può diventare piacevole, può diventare una sorta di ragione che ti tira avanti da sola, può essere simile alla droga. E quindi crak crak crak fanno le ossa di Jonah. Che oramai fanno il conto alla rovescia, che le pareti dell’ospedale sono di casa. E sentirsi, essere un problema minimo, un eco distorto in mezzo alle grida dei suoi genitori è normale, ci è abituato e tanto vale prepararsi per quando tutto diventerà insostenibile, allora lui avrà la corazza necessaria per far stare sospesa la sua famiglia. Che vuole bene, sì, vuole bene.
E ne è fortemente convinto.
Lo stile della Moskowitz è pulito, interiore, intimo, egoista. Ella scrive i fatti del protagonista, non risparmiandosi talvolta una fretta inconsueta che potrebbe essere cancellata da un semplice punto. Da ridire sono le descrizioni, quasi assenti, dei personaggi che vengono lasciati ai grandi tratti come: muscoloso ma non bello quanto me, hippie etc.» Che annegano la scena in una macchia olivastra.
Non è necessariamente prolisso, ma forse corto, secco, scorrevole e piacevole tanto che il libro scorre via in un giorno, aiutato anche dalla comodità del formato e dalla dimensione del carattere (decisamente adatta alla lettura), e anche un po’ dalla trama; quella piccola voglia di sapere come continua, e che si crea come un laghetto che assorbe il tempo nei piccoli quadretti che cambiano inarrestabili.
L’età dei personaggi mi appare poco chiara benché essa sia esplicita già dall’inizio del romanzo, solo che talvolta il diciassettenne Jonah assume comportamenti più immaturi in rapporto al fratello quindicenne, i cui dialoghi dimostrano già un granello in più di personalità, mentre i comportamenti spontanei e dettati dalla confusione del cuore di Jonah possano apparire ambigui.
A volte si nota pure l’analisi surrealista della situazione che viene scossa da pesanti dubbi.
Ad ogni modo ciò che mi ha rattristato è la piega drastica e raffrettaria degli eventi che volgono verso la fine, come se al piegare di una pagina tutto venisse più ovvio e quasi scontato, fino alla fine, semplice, senza pretese alcune, per un libro che magari con un po’ di coraggio in più, una mano più matura e voglia imponente di riuscire ad affrontare le proprie idee, avrebbe potuto chiedere di più e magari far risonare ancora per molto il crak crak delle ossa di Jonah, e del convincimento del gruppo, dello spirito, dell’analisi che per la famiglia – cellula, gruppo, atomo – si fa questo ed altro. Come in una setta, se vuoi entrare, se vuoi essere a messo. In una famiglia, però, se vuoi sopravvivere.
«Sai nulla del confucianesimo?»
Lei fa cenno di no.
«Be’, io sono abbastanza appassionato. A ogni modo, c’è un concetto – il più importante, a dir la verità. Dice che la famiglia è la più piccola unità di misura. Come se fosse impossibile suddividerla in individui. O una cosa del genere. Ogni decisione, ogni problema… rimane tutto in famiglia. Tutto viene condiviso. Tu nasci e da quel momento fai parte di un organismo. Come in una cellula, tutti contribuiscono al bene comune.»
Tirando le somme: Break Ossa Rotte è un romanzo abbastanza piacevole, benché appunto manchi di quelle sfumature più mature in grado di sostenere la storia. Ad ogni modo è un libro che si legge in fretta e che da spunti riflessivi, e prospettive di teorie affascinanti in grado, a volte, di rovesciare i nostri punti di vista.
Voto:
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3/5.
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